Can Yaman intervistato al Filming Italy Sardegna Festival: “Il destino mi ha portato in Italia”
Can Yaman si è lasciato andare a una lunga intervista al Filming Italy Sardegna Festival, in cui ha rilasciato alcune dichiarazioni significative.
Can Yaman è stato ospite al Filming Italy Sardegna Festival, che si è tenuto nel corso dello scorso weekend, dal 9 al 12 giugno. Dopo essere stato assalito dai fan in aeroporto, l’attore ha raggiunto la sede dell’evento, dove ha avuto modo di parlare approfonditamente del suo libro e della sua associazione, la Can Yaman for Children, per il cui impegno sociale ha ricevuto un premio. Can Yaman è stato anche protagonista di una lunga intervista, che l’attore ha pubblicato sui suoi profili Social e che vi riportiamo qui di seguito.
Can Yaman, l’intervista completa al Filming Italy Sardegna Festival
Dopo essere stato presentato calorosamente dall’organizzatrice dell’evento, Tiziana Rocca, Can Yaman si è concesso a una lunga intervista, iniziando a parlare dalla sua autobiografia, Sembra strano anche a me, su cui ha rivelato qualche dettaglio e curiosità. Quando infatti l’intervistatore ha chiesto all’attore turco cosa lo ha spinto a scrivere un’autobiografia a 32 anni, Yaman ha risposto:
“Il libro parla dei miei primi 24 anni. Ho voluto raccontare un altra faccia della persona che sono, perché le persone che mi seguono si innamorano oppure conoscono il personaggio che creo, magari confondendolo con chi sono davvero, e quando fai questo mestiere c’è sempre il rischio di non essere conosciuto troppo bene e quando si arriva a una tale popolarità così rapidamente la gente si incuriosisce: ti cercano, indagano, e magari se non trovano informazioni su di te, inventano. Quando ho cercato io stesso su internet Can Yaman, ho trovato informazioni totalmente false, che non mi riflettono, che non mi rappresentano e questo mi ha dato fastidio.
Ci sono pochissime informazioni della vera persona che sono. Ricevendo un amore, un affetto, internazionalmente oppure facendo una cosa drastica come cambiare Paese e girare in un’altra lingua, la gente poi vuole sapere di te, chi sei veramente, così ho voluto ricambiare questa attenzione per spiegare a tutti una volta per tutte chi sono davvero: l’ambiente in cui sono cresciuto gli insegnamenti dei miei genitori, che scuole ho frequentato e che difficoltà ho avuto, affinché loro potessero rivedersi in me e immedesimarsi, così che la mia relazione con il pubblico potesse essere ancora più sana. Per questo motivo ho sentito questa necessità di spiegarmi“.
A Can Yaman è stato poi chiesto del suo legame con l’Italia, che l’attore non smette mai di citare ed elogiare in quanto punto di svolta, nonché a quanto pare un vero e proprio leitmotiv della sua vita:
“L’Italia anche nel mio libro l’ho descritta come provvidenziale. Sono cresciuto a Istanbul, che è una città un po’ peculiare perché unisce due continenti, ed essendo cresciuto così ho sempre sognato di essere un cittadino del mondo. Non volevo essere definito solo come turco. Mia mamma voleva tantissimo che io imparassi altre lingue, altre culture. Volevo studiare l’italiano perché era più ‘unico’, mi è stata sempre simpatica l’Italia. La lingua, la cultura, già a quell’età ero cosciente del fatto di quanto potrebbe essere importante imparare una lingua, così mi sono italianizzato. Poi mi sono iscritto a Giurisprudenza successivamente ho iniziato a fare l’attore. Non ho più parlato italiano per più di 10 anni. Però come ho già detto questo destino è un po’ ironico: dopo anni mi ha portato in Italia, mi ha fatto girare in italiano. Tutte le cose che ho fatto durante la mia infanzia, hanno ripagato. Per questo l’Italia è importante. Non so se è stato per una coincidenza o per l’ironia del destino che sono diventato particolarmente popolare in Italia, questo non lo saprei dire“.
Can Yaman ha raccontato di come trascorrere un periodo negli Stati Uniti lo ha aiutato a raggiungere il suo obiettivo di diventare un cittadino del mondo, contribuendo inoltre a renderlo la persona che è oggi:
“Per l’ultimo anno del liceo, in Turchia c’è stata questa gara nel periodo in cui in America erano accadute cose orribili come l’11 settembre. Hanno fatto partire questa iniziativa di mandare gli studenti più bravi dei Paesi musulmani per creare un ponte di pace. La Turchia era tra questi Paesi […] la mia scuola ha scelto me e sono andato in America per studiare lì un anno. Era un’opportunità per me per scoprire di più sulla cultura americana e avvicinarmi ancora di più al mio obiettivo di essere cittadino del mondo. […] E’ stato uno degli anni più belli della mia vita perché ancora oggi le cose che ho imparato da questa esperienza determinano e definiscono la persona che sono“.
Nell’intervista viene fatto notare a Can Yaman come una parola in particolare sia di una certa ricorrenza nel suo libro, “cambiamento“, un qualcosa nei cui confronti l’attore ha dichiarato di sentirsi molto aperto:
“Sì. Si può dire che ho avuto molte vite, ho avuto tante fasi, alti e bassi. Ho vissuto molti cambiamenti nella mia famiglia, anche in termini di stato economico, per questo motivo nella mia vita ho avuto delle borse di studio. […] Nel mio libro parlo molto di come ho potuto ottenere varie borse di studio perché ogni cosa per me è stata una lotta, un combattimento. Per me ogni anno era una gara. […] Potrei definirmi anche una persona coraggiosa per questo. Anche per venire in Italia: l’ho deciso in una notta, mi sono alzato e ho detto ‘Me ne vado’. La vita che ho fatto nell’infanzia mi ha preparato ad essere così. Se non avessi fatto tutti gli studi che ho intrapreso, oggi non potrei essere così coraggioso nel prendere decisioni“.
Per quanto riguarda Viola come il mare, la fiction Mediaset in cui l’attore recita al fianco di Francesca Chillemi e vedremo in onda il prossimo autunno, Can Yaman ha raccontato:
“Per me Viola come il mare è stata una svolta, una sfida. […] Anche se conoscevo già l’italiano, ho dovuto avere una coach che mi ha preparato, tre ore al giorno, per me è stata un’esperienza molto importante. Abbiamo girato per 7 mesi, ho potuto sperimentare un ambiente di set di un altro Paese e sicuramente è una cosa molto importante per me. Non vedo l’ora che vada in onda e di condividerla con il mondo“.
Can Yaman e la Can Yaman for Children
E’ stato poi mandato un video-omaggio a Can Yaman e al suo impegno con la sua fondazione benefica, la Can Yaman for Children alla domanda “Cosa significa per te la Can Yaman for Children?“, l’attore ha risposto:
“Per me significa tutto. Questo che avete visto è solo l’inizio, abbiamo dei piani molto importanti per i bambini ancora. Il mestiere che faccio, quello di attore, è sempre condividere. Noi condividiamo e trasmettiamo emozioni, è una condivisione continua. Per esempio Viola come il mare, già mentre giravamo io impazzivo perché volevo che andasse in onda: lo volevo vedere, lo volevo condividere subito, volevo avere la recensione del pubblico. Condividere è molto importante e anche in questi casi voglio condividere la mia fama, perché Dio mi ha dato tutto e se non condivido che persona sono? Sarei un’egoista. Nel mio libro io parlo della mia infanzia, un’infanzia in cui si soffre, in cui si hanno delle difficoltà, si lotta, si combatte. Io credo che ogni bambino debba avere delle opportunità, se non le hanno non va bene. Ho creato questa associazione perché tengo al fatto che i bambini abbiano un’opportunità. Voglio condividere l’amore che ho ricevuto, che non voglio tenere solo per me. Voglio ricambiare, voglio fare qualcosa e vogliamo fare di più“.
Infine, come domanda conclusiva, è stato chiesto all’attore come potrebbe immaginare una futura autobiografia e come si immagina tra qualche anno. Can Yaman ha così risposto:
“Non penso di scrivere un altro libro. Potrei perché non ho svelato tutto, ho un periodo che non ho ancora raccontato, però nel mio libro ho spiegato che tipo di persona sono dando modo alle persone di ragionare come me, in modo che ad esempio chi legge una notizia falsa su di me possa pensare come me e capirà, conoscendomi, se questa notizia è falsa o vera. Volevo dare questa opportunità. Un libro futuro non lo so, forse tra 10 anni“.