L’immagine del David abusata? Non possiamo farci niente

L’uso dell’immagine del David di Michelangelo da parte di un produttore americano di armi sta suscitando un vivace dibattito, ma contro chi abusa per scopi meramente commerciali di un simbolo italiano non si può fare nulla se non suggerirgli miti consigli. Registriamo l’intervento della Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, Cristina Acidini
All’indomani della diffusione dell’immagine del Davide che imbraccia una potente arma da fuoco, il ministro Dario Franceschini aveva promesso un suo intervento per sollecitare il ritiro della pubblicità incriminata che chiamare offensiva è poco. Solo qualche settimana fa, per altro, la scultura michelangiolesca era stata scelta come testimonial del Padiglione Italia all’Expo 2015.
“Non è mancato – ricorda Acidini – chi è intervenuto a difendere quella pubblicità, apprezzando la creatività post futurista della manipolazione visiva, così come chi ha elencato casi precedenti di utilizzo dell’immagine del David come testimonial di questo o quel prodotto, adombrando un atteggiamento di tolleranza della Soprintendenza”.
Ritrovatasi – è il caso di dirlo – al centro del mirino, la soprintendente fiorentina fornisce spiegazioni.
PUBBLICO DOMINIO E LA DIATRIBA CON WIKIPEDIA
<<Da quando, grazie a Internet e a vari strumenti di diffusione digitale, le immagini delle opere d’arte circolano con estrema facilità e sono alla portata di un’utenza planetaria, si sta affermando (o cerca di affermarsi) il concetto di “pubblico dominio”, secondo cui un capolavoro celebre appartiene all’umanità e non all’istituzione che ne è responsabile: sarebbe di conseguenza riproducibile all’infinito, senza richiesta di permessi e senza pagamento di diritti.
Non è così: non lo è almeno nella normativa italiana, che prevede procedure di autorizzazione e l’applicazione di un canone (o anche, per scopi culturali, l’esenzione). Ricordiamo a proposito la controversia che ha avuto luogo alcuni anni fa con Wikipedia, sito dove attualmente circolano immagini di opere d’arte, scaricabili anche in alta definizione e che, in nome del pubblico dominio, dichiarava libere da diritti le immagini delle opere conservate nei musei statali. Tale “equivoco” è adesso parzialmente risolto in quanto viene segnalato, anche se ancora non in modo sistematico, di fare attenzione al fatto che alcune giurisdizioni potrebbero proibire o limitare l’uso delle immagini>>.
LEGGE ITALIA E RISPETTO DELLA DIGNITA’ DELLE OPERE
IL DAVIDE TRA PROSCIUTTI, OCCHIALI DA SOLE E BAGNI CHIMICI …
Cristina Acidini ricorda <<E torniamo all’immagine del David. Tra i tanti “interventi” effettuati negli anni più recenti, la si fece rimuovere dall’esterno dei bagni chimici mobili dei cantieri stradali (dov’era in compagnia della solita Venere e di altri capolavori). Si raggiunse un accordo con il soggetto produttore dei prosciutti, che accolse l’invito di togliere dalla spalla della statua l’insaccato portato a mo’ di zaino e di escogitare un accostamento più sostenibile tra il prodotto e l’immagine. Si continua a dissuadere nei confronti degli utilizzi (non autorizzati) in cui al David vengono “fatti indossare” capi di abbigliamento, occhiali, copricapo, gioielli e quant’altro, non senza maliziosa enfasi sulle parti intime>>.
ARMI SPUNTATE
<<Certo, per rimanere in tema, – conclude la soprintendente – le armi a nostra disposizione sono spuntate, perché non sono previste sanzioni per chi contravviene: e tanto più fuori d’Italia, nel quadro di una complessa normativa internazionale. Con l’auspicio che una modifica della legge preveda l’inserimento di sanzioni almeno in Italia, la nostra risorsa più efficace resta una moral suasion, che non di rado convince il diretto interessato a non insistere con un’iniziativa che, a fronte di un’attrattiva epidermica e effimera, svilisce il capolavoro originale che è patrimonio dell’umanità.
È questa la strada che mi parrebbe di dover percorrere anche con l’azienda statunitense>>.